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L'ultimo saluto alla vita

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06/03/2019

Tratto da:
Ferreira Gullar, Addio. In: Antologia poética, 1977

Guida alla lettura

«Non c’è singhiozzo più grande / che salutare la vita»: in questo dolente e verissimo distico c’è tutta l’essenza di “Addio”, lirica del poeta brasiliano Ferreira Gullar dedicata alla morte, evento che tutti noi dobbiamo prima o poi affrontare.
Lo stile limpido di Gullar si traduce in immagini di intensa drammaticità: nel momento della fine si strapperanno, per il morente, radici profonde quanto il cielo; si udirà, nel cuore, un «frastuono di genti e venti forti»; gli amici e i tempi vissuti, come immagini di sogno, imploreranno inutilmente di restare.
E’ proprio della poesia saper cogliere la realtà universale delle cose, al di là delle apparenze particolari. Anche dietro la morte, che pure ci pare così immediata e vera nel suo dato di esperienza più diretto, si celano eventi segreti che spiegano più a fondo il dolore di una vita che si spegne. Che sia la vita di un essere umano, di un fiore, di un animale.
A noi resta l’avara consolazione di un destino condiviso con gli altri esseri che popolano questo mondo, e la speranza che la forza che alimenta la vita possa trovare, in qualche modo, un riscatto dalle forze del nulla.
Io lascerò il mondo con furia.
Non importa quel che apparentemente succeda,
se dolcemente mi ritiro.
Di fatto
in quel momento
si staranno strappando da me
radici così profonde
quanto questi cieli brasiliani.
In un frastuono di genti e venti forti
occhi che ho amato
volti amici pomeriggi ed estati vissute
staranno gridando
perché io resti
perché io resti.
Non piangerò.
Non c’è singhiozzo più grande
che salutare la vita.

Biografia

Considerato tra i poeti più intensi della letteratura brasiliana, Ferreira Gullar nasce a São Luís del Maranhão, nel nord est del paese, il 10 settembre 1930. In realtà il nome è lo pseudonimo di José Ribamar Ferreira. Primo di una famiglia numerosa, otto figli, ha un’infanzia ribelle. Scopre la poesia quasi subito, da ragazzo: raccontava lui stesso che è stato grazie alle liriche se si è salvato dalla vita di strada.
A 19 anni, nel 1949, pubblica il suo primo libro di liriche, “Um pouco acima do chão” (Un po’ sopra la terra), e nel 1951 si trasferisce a Rio de Janeiro, dove inizia a collaborare con quotidiani e riviste. Nel 1954 sposa l’attrice Teresa Aragona, con la quale ha avuto tre figli. Da allora, oltre alla passione per la poesia, svolge anche i mestieri di giornalista e critico d’arte. Autore prolifico, pubblica più di cinquanta opere fra liriche, teatro e saggistica: diciannove libri di poesia, quattro di racconti per l’infanzia, dieci saggi, quattro piéce teatrali, due romanzi, otto libri di traduzioni.
Per Ferreira Gullar, la letteratura non è un fine, ma un mezzo per incidere sulla realtà, anche contro i regimi che hanno caratterizzato la storia sudamericana del Novecento. Nei versi cerca di trasferire la forza della vita, intesa come stratificazione di fatiche e sofferenze, in un lirismo di forte denuncia delle ingiustizie sociali.
Muore a Rio de Janeiro il 4 dicembre 2016.
(Biografia a cura di Pino Pignatta)
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