Guida alla lettura
Ferreira Gullar riecheggia queste concezioni, con l’efficacia lapidaria del poeta. La sofferenza è «frutto» e «rovescio ardente» della gioia; come nella felicità ci si è persi senza riserve, il dolore va accolto «senza bugie» e «senza scuse», perché «la vita consuma solo / ciò che la alimenta». Decodifichiamo: non ci troviamo di fronte a una visione nichilista della vita, o una spiritualità doloristica simile a quella di una certa tradizione cattolica; quello che l’autore vuole dirci – e ricorda innanzitutto a se stesso – è che il dolore fa parte dell’esistenza, e che l’unico modo di sopravvivere al suo impatto è accettarlo senza rinunciare alla speranza, così come facciamo con la gioia, perdendoci in essa senza riserve.
E’ questa la strada maestra per vaporizzare le illusioni, che non sono mai positive, e fare posto a nuovi momenti di gioia, quando la vita vorrà ancora donarcele. Perché la dinamica degli opposti vale nei due sensi, e nulla è mai perduto per sempre.
ti sei aperto alla gioia,
apriti ora alla sofferenza
che è il suo frutto
e il suo rovescio ardente.
Nello stesso modo in cui
della gioia sei andato al fondo
e ti sei in essa perso
e ti sei trovato
in questa perdita,
lascia che il dolore ora si eserciti
senza bugie
senza scuse
e nella tua carne
vaporizzi ogni illusione,
perché la vita consuma solo
ciò che la alimenta.
Biografia
A 19 anni, nel 1949, pubblica il suo primo libro di liriche, “Um pouco acima do chão” (Un po’ sopra la terra), e nel 1951 si trasferisce a Rio de Janeiro, dove inizia a collaborare con quotidiani e riviste. Nel 1954 sposa l’attrice Teresa Aragona, con la quale ha avuto tre figli. Da allora, oltre alla passione per la poesia, svolge anche i mestieri di giornalista e critico d’arte. Autore prolifico, pubblica più di cinquanta opere fra liriche, teatro e saggistica: diciannove libri di poesia, quattro di racconti per l’infanzia, dieci saggi, quattro piéce teatrali, due romanzi, otto libri di traduzioni.
Per Ferreira Gullar, la letteratura non è un fine, ma un mezzo per incidere sulla realtà, anche contro i regimi che hanno caratterizzato la storia sudamericana del Novecento. Nei versi cerca di trasferire la forza della vita, intesa come stratificazione di fatiche e sofferenze, in un lirismo di forte denuncia delle ingiustizie sociali.
Muore a Rio de Janeiro il 4 dicembre 2016.
(Biografia a cura di Pino Pignatta)