In questo contesto, lo studio di R.C. Shelton e A.H. Miller, del Dipartimento di Psichiatria della Vanderbilt University School of Medicine di Nashville (Tennessee, USA) rileva come in un significativo sottogruppo di pazienti depressi senza patologie infiammatorie conclamate si rilevi comunque una sovraregolazione dei fattori infiammatori – in particolare l’interleuchina-6 (IL-6), il fattore di necrosi tumorale α (TNF-α) e la proteina C-reattiva (CRP) –, e come questo fenomeno possa essere ricondotto al sovrappeso e all’obesità. Gli Autori, in particolare, sottolineano come:
- il tessuto adiposo sia un ricco deposito di fattori infiammatori, come le adipochine, le chemochine e le citochine;
- esista una relazione reciproca fra obesità, infiammazione e depressione, che origina un circolo vizioso ben illustrato nella figura 1 (a cura degli Autori).
Una persona può “entrare” in qualsiasi punto del circolo vizioso. Per esempio:
- l’obesità può causare infiammazione, che a sua volta scatena la depressione;
- la depressione può spingere all’inattività fisica e a un’alimentazione non equilibrata, con aumento di peso sino alla franca obesità, il che a propria volta attiva l’infiammazione;
- una malattia infiammatoria può portare alla depressione e all’inattività, con conseguente obesità.
Questo modello circolare può spiegare anche la frequente associazione fra particolari malattie infiammatorie croniche, come il lupus o la fibromialgia, e la depressione e l’obesità. In generale, il punto cruciale è che il declino mentale e fisico di una persona può essere innescato da molteplici fattori interagenti fra loro.
D’altra parte, il medesimo modello circolare offre molteplici “punti d’attacco” per la prevenzione e la terapia. Per esempio, nei bambini e negli adolescenti a elevato rischio di depressione (per familiarità o traumi pregressi), un’alimentazione bilanciata e un adeguato programma di attività fisiche possono essere utili nel prevenire o almeno ridurre il rischio di depressione. Oppure, visto che i dati più recenti indicano come il sovrappeso riduca la risposta dell’organismo agli psicofarmaci, una strategia integrata di cura dell’obesità (dieta, esercizio fisico, azione sul metabolismo) potrebbe migliorare nel medio-lungo termine l’efficacia del trattamento antidepressivo stesso.
Le terapie che affrontano e spezzano il circolo vizioso, infine, sono utili per la cura e la prevenzione non soltanto della depressione, ma anche delle comorbilità ad essa associate e altrettanto correlate all’infiammazione, come i disturbi cardiovascolari, il diabete e molteplici forme di cancro.