Oggi si sa che l’accumulo di grasso addominale attiva il rilascio di interleuchina-6 (IL-6), fattore di necrosi tumorale α (TNF-α) e monocyte chemoattractant protein 1 (MCP-1). Ciò determina uno stato infiammatorio cronico che media l’associazione fra l’obesità, da un lato, e patologie cardiovascolari ed epatiche, diabete di tipo 2 e certe forme di tumore, dall’altro. Ma una parte importante e crescente della letteratura ricollega l’obesità, e l’infiammazione che ne consegue, anche al rischio di depressione, e a questa correlazione è dedicato il lavoro di R.C. Shelton e A.M. Miller, della Vanderbilt University di Nashville (Tennessee, USA).
Gli Autori passano in rassegna le evidenze relative alla possibile associazione fra adiposità e depressione, e ipotizzano che l’infiammazione costituisca il punto di contatto fra le due condizioni. L’obesità porta a un aumento di citochine e adipocitochine, e a modificazioni nelle molecole ad esse collegate, come le leptine e le adiponectine, il che può contribuire allo sviluppo della depressione in individui vulnerabili. La relazione sembra inoltre essere bidirezionale, nel senso che anche la depressione sembra aumentare il rischio di una conseguente adiposità.
Naturalmente, concludono gli Autori, occorrono ulteriori ricerche sulle interazioni fra obesità, infiammazione e depressione, anche perché in molti casi – ad esempio, nella fase terminale delle malattie neoplastiche – l’infiammazione e la depressione non si associano all’obesità, ma al suo esatto contrario, ossia la perdita di peso: ma il quadro clinico delineato offre enormi opportunità di trattamento e prevenzione, soprattutto nei bambini e negli adolescenti.