Lo studio è stato condotto dal novembre 2017 al gennaio 2019: in una stanza silenziosa, 23 donne affette da fibromialgia hanno ascoltato per 17 minuti il Duo per Violino e Viola No. 1 K. 423 di Mozart. Il dolore avvertito dalle pazienti prima e dopo l’esecuzione del brano è stato misurato, in modo oggettivo, con la risonanza magnetica funzionale in stato di riposo e, in modo soggettivo, con una scala numerica.
Questi, in sintesi, i risultati:
- il dolore si è ridotto significativamente con l’ascolto;
- è stata osservata una modificazione significativa nella connettività fra la corteccia insulare destra, la corteccia cingolata posteriore e il precuneo;
- la correlazione fra la modificazione anatomico-funzionale e la riduzione del dolore è, a propria volta, statisticamente significativa.
La corteccia insulare (denominata anche insula o lobo dell'insula) contribuisce a modulare l’emotività e l’omeostasi corporea, con particolare riferimento alla percezione, al controllo motorio, all’auto-consapevolezza, alle funzioni cognitive e all’esperienza interpersonale. La corteccia cingolata anteriore è la parte della corteccia cerebrale dove vengono elaborati, a livello inconscio, i pericoli a cui un individuo è soggetto nella vita quotidiana. Alcuni studiosi l’hanno paragonata a un sistema di allarme che interviene quando la risposta del soggetto è inadeguata rispetto alla situazione. Il dolore e il senso di inadeguatezza che in questi pervadono la persona non sarebbero altro che il segnale di una minaccia imminente, e la manifestazione di quello che in termini comuni si definisce “sesto senso”. Il precuneo, infine, è coinvolto nella memoria episodica, nell’elaborazione visuo-spaziale e nella riflessione su se stessi. La natura di queste aree cerebrali sembra indicare come l’effetto benefico dell’ascolto musicale agisca sull’elaborazione emotiva del dolore e sul suo passaggio da stimolo fisico a sofferenza esistenziale, più che sulla trasmissione degli stimoli algici dalla periferia del corpo al cervello.
In sintesi, lo studio dei ricercatori giapponesi indica che un breve ascolto musicale è in grado di:
- alleviare temporaneamente il dolore cronico associato a una grave malattia;
- modificare i pattern cerebrali che contribuiscono all’elaborazione cosciente del dolore stesso.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare in altre circostanze, sarebbe molto interessante che studi più ampi indagassero:
- quali componenti costitutive della musica (melodia, armonia, ritmo) determinano questi effetti;
- se generi diversi (classica, lirica, rock…) e compositori diversi (Chopin non è Bartók, i Pink Floyd non sono i Metallica) producano effetti differenziati;
- quale setting terapeutico produca i risultati più duraturi;
- a quali cure basate sull’evidenza tale setting vada associato per poter sviluppare pienamente il proprio potenziale di supporto.
Il valore terapeutico della musica è alla base della scelta della Fondazione Graziottin di inserire nel proprio sito proposte di ascolto con una finalità antalgica rispettosa del sottile dialogo fra corpo e psiche, per molte patologie oltre alla fibromialgia.