Nel loro lavoro, P. Nelson e collaboratori, della Eastern Washington University (USA), delineano un approccio sistematico all’esame della regione pelvica e agli organi in essa contenuti, che può aiutare il clinico a identificare con sicurezza le strutture interessate dal dolore, così come le condizioni di compromissione che ne limitano il recupero funzionale. A partire da ciò, si può poi istituire un completo programma di cura.
Lo studio, in particolare, descrive:
- le condizioni ginecologiche, urologiche, gastrointestinali, muscolo-scheletriche e neurologiche che possono causare o associarsi al dolore pelvico cronico;
- una serie di proposte terapeutiche conservative basate sulle evidenze attualmente disponibili;
- alcune strategie di intervento sul sistema del dolore fondate su una prospettiva cognitiva comportamentale.
L’aspetto più importante del lavoro è di sottolineare la necessità di una diagnosi rigorosa, biomedica, attenta a tutte le cause biologiche, fisiche, che possono contribuire al dolore pelvico.
Questo presuppone che il medico metta al centro della sua attività diagnostica una semeiotica rigorosissima, attenta quindi ai sintomi che la paziente riferisce (con diario del dolore e caratteristiche del dolore stesso) e ai segni che può evidenziare con un altrettanto rigoroso e dettagliato esame obiettivo. Esame volto ad evocare il dolore che la donna avverte così da riconoscerne le radici, le cause, le irradiazioni, il possibile coinvolgimento di più organi e tessuti. Questo presuppone una grande preparazione di tipo internistico, oltre che ginecologico; un impegno continuo di studio e aggiornamento; la dedizione a ridurre veramente il dolore, dando non solo un aiuto competente dal punto di vista clinico, ma anche una presenza capace di conforto dal punto di vista umano.
Purtroppo questi aspetti sono spesso carenti nella pratica medica e di questo si lamentano molte pazienti affette da dolore cronico.
Per questo la Fondazione Graziottin è massimamente impegnata sul fronte didattico per formare al meglio medici e psicoterapeuti, così da migliorare sia le capacità diagnostiche in chiave multidisciplinare, sia le capacità terapeutiche, sul fronte del dolore e dell’aiuto psicoemotivo.