In queste persone, il dolore è sottostimato e insufficientemente gestito: e poiché la demenza riduce la capacità di comunicare il disagio, il dolore non curato può essere espresso attraverso sintomi comportamentali e psichiatrici.
Gli Autori hanno studiato 272 diadi paziente-medico allo scopo di determinare:
- lo stato mentale dei pazienti;
- le valutazioni effettuate dai medici per la cura del dolore;
- il tipo e il numero dei sintomi comportamentali e psichiatrici;
- il ricorso agli analgesici;
- le informazioni demografiche di supporto (età, sesso, razza, livello di istruzione, condizioni familiari e così via).
L’analisi statistica dei dati raccolti in funzione dell’età, dello stato coniugale, della razza, della disabilità funzionale e dell’uso di analgesici rivela che il dolore spiega una variazione limitata ma significativa nel numero e nella tipologia di sintomi comportamentali (3%, P<0.001). Il dolore, in particolare, ha un’influenza maggiore sui sintomi dei pazienti che hanno danni cognitivi severi (F [1, 69]=11.75, P<0.001) rispetto ai pazienti che hanno danni cognitivi moderati (F [1,199]=4.543, P=0.034).
Questi risultati confermano:
- come il dolore sia effettivamente un fattore di rischio di sintomi comportamentali nelle persone affette da demenza, e un significativo fattore predittivo di sintomi più gravi nei casi di demenza severa;
- l’importanza di un’appropriata diagnosi del dolore che colpisce queste persone, e della sua cura come parte integrante di qualsiasi serio programma terapeutico della demenza;
- la necessità di iniziative di formazione che migliorino la capacità del medico di riconoscere i sintomi comportamentali riportati dal paziente, diagnosticare le patologie dolorose ad essi sottostanti e porre in atto le più opportune terapie per la cura del dolore, prima di ricorrere a trattamenti psichiatrici che potrebbero rivelarsi inappropriati.