L’approccio dello studio è pragmatico: «Il 51 per cento degli esseri umani nasce con le ovaie. Poiché la produzione ovarica di estrogeni si riduce a mezza età e alla fine si arresta, si stima che più di 47 milioni di donne in tutto il mondo entrino ogni anno nella transizione verso la menopausa. Oltre il 70% sperimenterà sintomi muscolo-scheletrici e il 25% continuerà a soffrirne in modo invalidante in post-menopausa».
Lo studio identifica cinque processi patologici fondamentali a cui corrispondono segni e sintomi specifici. Ecco i principali:
1) infiammazione: dolore articolare, fastidio articolare, capsulite adesiva della spalla (o spalla congelata, frozen shoulders);
2) sarcopenia: equilibrio instabile, riduzione della massa muscolare, perdita di resistenza, deambulazione rallentata, elevato rischio di cadute;
3) ridotta proliferazione di cellule satellite: riduzione della massa muscolare, impossibilità di rafforzare la muscolatura;
4) osteoporosi: perdita di densità ossea, riduzione della statura, dolore alla schiena, postura curva, micro-fratture;
5) artrite: dolore articolare, rigidità articolare.
L’argomentazione centrale dell’articolo è che, se questi segni e sintomi vengono presi in considerazione separatamente, può diventare difficile per medici e pazienti:
- attribuirli correttamente alla carenza estrogenica;
- impostare efficaci terapie, anche in chiave preventiva.
I ricercatori statunitensi introducono quindi una nuova definizione, quella di sindrome muscolo-scheletrica della menopausa, per descrivere l’insieme dei sintomi e dei segni a carico di ossa, articolazioni e muscoli associati alla peri- e post-menopausa.
Dati gli effetti di questi processi patologici sulla qualità della vita, e i costi individuali e sociali ad essi associati, è importante che i medici e le donne siano consapevoli del significato di questa nuova terminologia e delle sfide che essa pone in termini di prevenzione, diagnosi precoce e trattamento.