La terapia ormonale sostitutiva è un beneficio, e non un rischio, per le donne che la richiedono: questa, in sintesi, la conclusione a cui pervengono Stevenson e collaboratori, prendendo in esame un nuovo studio randomizzato della Women's Health Initiative sull’incidenza del carcinoma della mammella in donne sottoposte per 11 anni a terapia ormonale sostitutiva (HRT), a base di estrogeni equini coniugati (CEE) e medrossiprogesterone acetato (MPA). Secondo lo studio WHI, la terapia determina un aumento non solo dei casi di tumore ma anche della mortalità. Secondo gli Autori, però, questo incremento è determinato da un errore nell’analisi statistica, perché ulteriori elaborazioni indicano come l’incidenza del tumore fra le donne sottoposte ad HRT non cambi rispetto al gruppo di controllo cui è stato somministrato il placebo. Essi ipotizzano inoltre che l’apparente aumento della mortalità sia determinato da un bias nelle modalità di follow-up. Gli Autori, inoltre: - criticano la rilevanza clinica dei risultati: lo studio indica infatti che non c’è aumento del rischio fra le donne che in precedenza non avevano assunto alcuna terapia ormonale, e questa è proprio la condizione della maggior parte delle utilizzatrici; - ricordano come le donne a cui siano somministrati solo estrogeni mostrino una significativa diminuzione del rischio; - concludono che, se anche la combinazione di estrogeni e progesterone determinasse un incremento (peraltro non dimostrato) del rischio di ammalarsi, tale rischio resterebbe inferiore a quello correlato a numerosi fattori legati agli stili di vita.
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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