Conosco Alessio all’età di 19 anni. Non posso crederci: finalmente la vita mi ha donato un ragazzo bello, simpatico, gentile, premuroso, affettuoso, ma soprattutto completamente pazzo di me! Ci amiamo come non abbiamo fatto con nessun altro prima. Dopo poco più di un anno di storia, comincio ad avvertire dolore durante i rapporti. All’inizio lieve, poi diventa sempre più insopportabile. Decido di confidare la mia preoccupazione alla ginecologa del consultorio di zona, dove mi reco ogni anno per il pap-test. Non ho mai avuto problemi ginecologici fino ad all’ora... mai, nemmeno semplici infiammazioni. Con sorpresa, per la prima volta nella mia vita, anche la visita è molto dolorosa. La dottoressa dice che esagero, che forse sono solo un po’ irritata o infiammata. Mi prescrive dell’ananase e delle candelette vaginali, in attesa dell’esito del pap-test. Il primo dei numerosi pap-test che farò negli anni seguenti, tutti rigorosamente negativi... in apparenza sempre “sana come un pesce”!
Il dolore invece aumenta, i nostri rapporti diventano sempre più rari. Decido di confidarlo a mia madre e di farmi visitare da un medico privatamente. Questo medico mi trova una “taschina” all’entrata della vagina, proprio dove sento dolore. Tessuto in più che bloccherebbe la penetrazione, sicuramente presente fin dalla nascita. Non si spiega, quindi, come mai il dolore sia apparso così all’improvviso e non l’abbia percepito sin dall’inizio della mia vita sessuale. Il medico dice che bisogna intervenire chirurgicamente e mi mette in lista d’attesa. Nonostante i miei solleciti, non sono mai stata contattata per l’intervento. Adesso penso «per fortuna!», dato che so che il problema non era proprio quello, e che quindi l’operazione avrebbe potuto anche peggiorare la situazione.
I mesi passano, i nostri rapporti di coppia sono quasi nulli. Alessio dice che non vuole assolutamente farmi del male, e allora preferisce non chiedermelo. Non sappiamo che, non cercandoci, lasceremo vicini i nostri cuori ma allontaneremo per sempre i nostri corpi.
Decido di contattare il primario di un noto ospedale milanese. Mi reco nel suo studio privato e, proprio quel giorno, sento parlare per la prima volta di “vestibolite”. Mi dice: «E’ un problema al vestibolo, il muscolo all’entrata della vagina. Ma io non me ne intendo molto, la rimando al mio collaboratore, che sta studiando molto sull’argomento». Questo secondo medico mi prescrive un farmaco antimicotico per due mesi di cura. Trascorsi due mesi, nessun miglioramento... E io comincio a demoralizzarmi. Il medico, invece, è ottimista, dice che secondo lui sto migliorando: «Proviamo con altri due mesi di cura, la stessa, se non va a posto così, dovremmo passare agli antidepressivi». Dopo due mesi, capisco da sola che non va. Sono troppo delusa, decido di non presentarmi più da lui.
Passano i mesi, ormai sono tre anni che sento dolore, non capisco cosa mi stia succedendo, non trovo nessuno che sappia come aiutarmi. Voglio tornare quella di un tempo! Una cara amica mi consiglia una brava sessuologa. Innanzitutto, la dottoressa vuole farmi visitare dalla ginecologa per escludere qualsiasi problema fisico. Mi prescrive esami molto più accurati del semplice pap-test e alla fine conclude che è proprio come pensava: sono perfettamente sana, quindi è la mia mente che deve essere curata! Anche Alessio le crede: «Forse sei troppo stressata, forse ha ragione lei: i tuoi si sono separati quando eri molto piccola, quindi la mancanza della figura paterna ti dà poca fiducia nei confronti degli uomini...». Non so più come spiegare al mio uomo e alla dottoressa, che fino a 20 anni, non ho mai avuto il minimo problema fisico con un uomo. Nemmeno con Alessio, nel primo anno di relazione. Com’è possibile che, tutto a un tratto, abbia perso fiducia negli uomini, proprio adesso che ho trovato l’uomo più sincero e fedele mai conosciuto?
Inizia così il periodo più difficile. Mi sento sola. Sento che non sto percorrendo la strada giusta. Facciamo delle sedute di coppia, continuo a sentirmi dire che è tutto nella mia testa, nessuno sente e capisce il mio dolore, anche se per me non c’è niente di più reale. La dottoressa mi prescrive degli esercizi fisici per rilassare i muscoli e degli esercizi da fare in coppia. Quelli non li abbiamo mai fatti: eravamo già troppo lontani... Comincio a credere che forse siamo Alessio ed io a non andar bene insieme. Sento che non può essere tutto nella mia testa, o forse adesso un po’ lo è: ho paura di rimanere sola con lui, di dovergli dire che non mi va, di sentire dolore ma temo anche che lui non me lo chieda, che lui non si avvicini... Perché non ci prova più? Non è più attratto da me?
Un parente mi dice di conoscere un medico molto bravo. E’ sia ginecologo che sessuologo, forse può capirmi più degli altri. Questo mi dice che ho un problema psico-sessuale ed anche una lieve infiammazione all’entrata vaginale, proprio dove sento dolore. Mi prescrive due pomate. Una di queste è a base di cortisone, si meraviglia che nessuno me l’abbia mai prescritto prima: «Se non va a posto con questa, deve farsi curare da uno psicologo». L’ennesima speranza che si accende e si spegne, un’altra grande delusione.
Un bel giorno arriva un libro che parla di dolore sessuale nelle donne. Mia madre l’ha visto in libreria e pensa che possa essermi d’aiuto. Inizio a leggerlo e, dopo poche pagine, comincio a non sentirmi più così sola, mi sento finalmente compresa. Improvvisamente la mia vita comincia a cambiare, intravedo un po’ di luce in quel maledetto tunnel che credevo fosse senza uscita. Leggere che altre donne hanno provato le stesse sofferenze che provo io, sia fisicamente che mentalmente, che ci sia qualcuno che si occupi di noi donne, del nostro dolore... beh, è bellissimo! La prima visita con l’autore di quel libro è stata molto diretta: «Se fai come ti dico, guarisci presto!». Ho letto tutto il libro con attenzione, quindi sono preparata: dovrò cambiare stile di vita e prendere dei medicinali. Non sarà certo facile ma questa volta io sono pronta a tutto, perché credo davvero di poter guarire!
Dopo un mese il mio dolore è già dimezzato. E dopo soli sei mesi si avvera il mio sogno: fare l’amore con il mio uomo non è più impossibile, anzi! Non so descrivere la felicità nel riscoprirmi donna e amata. Dopo pochi mesi da questa bellissima scoperta, però, la nostra storia entra in crisi. I troppi anni trascorsi fisicamente distanti hanno alimentato in noi un sentimento fraterno molto forte. Ci siamo accorti che, oramai, ci bastavamo anche solo così: dormire nello stesso letto, stretti in un abbraccio, come fanno due persone che si vogliono bene, ma niente di più. E’ difficile riaccendere una passione spenta da troppo tempo.
Adesso sono guarita. Il nuovo stile di vita, il nuovo abbigliamento e la ginnastica sono stati molto utili. Certamente i medicinali sono stati fondamentali. Alle donne che stanno soffrendo come è capitato a me, consiglio di non darsi mai per vinte. Grazie al cielo, esistono delle persone splendide che dedicano la loro vita a noi, al nostro dolore. Non credete a chi vi dice che è tutto nella vostra testa. Guarire è possibile, io stessa non ci credo ancora, mi sembra un miracolo. Cinque anni di sofferenza, per poi guarire in soli sei mesi. Questo è l’unico rimpianto: non avere incontrato il medico giusto subito... forse adesso io ed Alessio non saremmo solo amici. Ma la forza che questa guarigione mi ha dato è troppo grande, ho riacquisito fiducia in me stessa ed è da qui che riparto, ricomincio una nuova vita... riparto da me!
Veronica C.