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Dolore neuropatico oncologico: meccanismi d’azione e opzioni terapeutiche

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Dolore neuropatico oncologico: meccanismi d’azione e opzioni terapeutiche
03/10/2024

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica
H. San Raffaele Resnati, Milano

Commento a:
Mulvey MR, Paley CA, Schuberth A, King N, Page A, Neoh K.
Neuropathic pain in cancer: what are the current guidelines?
Curr Treat Options Oncol. 2024 Sep;25(9):1193-1202. doi: 10.1007/s11864-024-01248-7. Epub 2024 Aug 5. PMID: 39102168; PMCID: PMC11416366
Illustrare le linee guida per la terapia del dolore neuropatico nei malati oncologici: è questo l’obiettivo della review di Matthew R. Mulvey e collaboratori, del Leeds Institute of Health Sciences presso l’Università di Leeds (Inghilterra).
Il dolore oncologico può avere origine dal tessuto viscerale, osseo o nervoso e può manifestarsi attraverso meccanismi nocicettivi, acuti e/o infiammatori, neuropatici e nociplastici (contraddistinti da sensibilizzazione centrale).
La prevalenza del dolore oncologico varia a seconda della sede del tumore, dello stadio della malattia, del tipo di terapia e dell’ambiente di cura. Il dolore da moderato a grave colpisce il 40-60% dei pazienti adulti, mentre il 30-40% riferisce forme specifiche di dolore neuropatico. In questo scenario, almeno un terzo dei pazienti è sottotrattato a causa di una valutazione inadeguata del dolore durante i contatti clinici di routine.
I meccanismi alla base del dolore oncologico neuropatico sono complessi e vedono il coinvolgimento diretto del tumore, la compressione o l’infiltrazione dei nervi, il danno ai nervi da chemioterapia o radioterapia, e le complicazioni post-chirurgiche.
Il dolore neuropatico può essere acuto o cronico, con caratteristiche continue o episodiche. Esso si associa inoltre a livelli significativamente più elevati di depressione e a una qualità della vita gravemente compromessa.
E’ importante differenziare il dolore neuropatico dagli altri tipi di dolore oncologico (nocicettivo, infiammatorio), poiché si associa a esiti peggiori e richiede strategie di trattamento diverse: a questo proposito, c’è una crescente consapevolezza che la standardizzazione della valutazione del dolore neuropatico porta a una gestione personalizzata e a migliori risultati per i pazienti.
Questi i capitoli in cui si struttura il lavoro dei ricercatori inglesi:
- trattamenti farmacologici antalgici: oppioidi deboli (codeina, tramadolo) e loro limiti; oppioidi forti (morfina, ossicodone, tapentadolo, fentanil, buprenorfina, metadone);
- trattamenti farmacologici adiuvanti: anticonvulsivanti, antidepressivi, cannabinoidi, ketamina;
- procedure interventistiche: analgesia interventistica, radioterapia, ablazione a radiofrequenza, stimolazione elettrica nervosa transcutanea (TENS), agopuntura;
- sfide future e soluzioni emergenti.
Nell’ambito della bibliografia conclusiva, sette lavori considerati riferimenti chiave sono corredati da una breve recensione che ne illustra il fondamentale contributo allo studio del controllo del dolore.
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