L’indagine è stata condotta telefonicamente nell’ambito del 2010 National Intimate Partner and Sexual Violence Survey e ha coinvolto 9086 donne e 7421 uomini, disabili e non, con l’obiettivo di quantificare il rischio di abusi perpetrati negli ultimi 12 mesi.
I risultati emersi dalla ricerca sono estremamente critici:
- le donne disabili hanno, rispetto alle donne sane, un rischio significativamente maggiore di subire uno stupro, o comunque un’esperienza sessuale non desiderata, nei dodici mesi precedenti l’intervista (OR = 3.3; 95% CI = 1.6, 6.7);
- il rischio è ancora più alto per gli uomini (OR = 4.2; 95% CI = 1.6, 10.8);
- il 39% delle donne stuprate nei dodici mesi precedenti l’indagine avevano una disabilità al momento della violenza.
Questi dati definiscono uno scenario altamente problematico anche in prospettiva. Un altro importante studio, condotto all’Università di Londra (Brooker C, Tocque K. Mental health risk factors in sexual assault: what should Sexual Assault Referral Centre staff be aware of? J Forensic Leg Med. 2016 May; 40: 28-33), indica infatti come le vittime di abusi sessuali abbiano un rischio 2.5 volte superiore di soffrire di nevrosi e di ricorrere alle cure dei servizi psichiatrici, e un rischio significativamente più elevato di sviluppare una dipendenza da alcol e droghe, e di suicidio. E’ evidente che tali rischi, nel caso di persone disabili e quindi già profondamente colpite nella salute psicofisica, possono diventare devastanti, con gravi ripercussioni personali e sociali. Un’attenta politica di prevenzione e repressione dell’abuso, oltre che di sostegno globale alla disabilità, è quindi di importanza prioritaria in ogni società che si definisca civile e che voglia gestire con senso etico le risorse umane ed economiche ad essa affidate.