I sintomi correlati alla mammella sono fra le ragioni più frequenti della visita ginecologica. Comprendere correttamente la natura delle patologie benigne è indispensabile in vista di tre obiettivi primari:
1) alleviare, quando possibile, i sintomi attribuibili a tali condizioni;
2) distinguere le patologie benigne da quelle maligne;
3) identificare le pazienti a elevato rischio di cancro, in modo da avviare una sorveglianza specifica o una terapia preventiva.
Il ginecologo, naturalmente, può espletare direttamente le procedure diagnostiche, o inviare la donna allo specialista senologo.
Il documento prende in considerazione i seguenti disturbi:
- lesioni e masse benigne, suddividendole in 1) non proliferative; 2) proliferative senza atipia; 3) iperplasie atipiche;
- secrezioni del capezzolo;
- mastalgia;
- disturbi infiammatori;
- alterazioni cutanee.
Le considerazioni e raccomandazioni cliniche si estendono:
- all’anamnesi;
- all’esame clinico obiettivo;
- alla diagnostica per immagini;
- alla valutazione istologica.
Uno spazio particolare è dedicato:
- alla valutazione dei risultati della diagnostica per immagini;
- alla gestione delle masse palpabili nelle donne di età inferiore e superiore ai 30 anni.
Conclude il documento una sezione sulle terapie farmacologiche e non farmacologiche.
Le linee guida escono nello stesso anno in cui la Fondazione Alessandra Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus ha organizzato due eventi di formazione ECM, a Milano e a Torino, dedicati proprio alle condizioni benigne della mammella. Un aggiornamento necessario, dal momento che da almeno trent’anni non si faceva in Italia un corso dedicato a questo tipo di patologie: che, certo, non sono gravi come il cancro, su cui è focalizzata da decenni la totalità dei convegni di senologia, ma possono incidere molto su benessere, salute e qualità della vita.