Stipsi e disfunzioni sessuali femminili: il ruolo del proctologo
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06/03/2008
Giovannelli C. Graziottin A. Stipsi e disfunzioni sessuali femminili: il ruolo del proctologo Graziottin A. (Guest Ed.), I disturbi sessuali femminili: quando il medico conta Giornale Italiano di Ginecologia, Vol. XXVIII - n. 6, giugno 2006, p. 277-281
Il setto retto-vaginale può essere considerato una “struttura-barriera” che separa clinicamente il proctologo e/o gastroenterologo dal ginecologo, con importanti ripercussioni nella pratica ambulatoriale quotidiana e nell’indagine scientifica. Patologie dell’ano-retto e patologie ginecologiche o sessuali sono spesso presenti nella singola donna, senza che dagli specialisti venga presa in considerazione la loro comorbilità. La situazione più frequente è rappresentata dalla stipsi cronica da disfunzione motoria del colon, da disfunzione ano-rettale e da alterazioni psicocomportamentali. La stasi fecale può ripercuotersi a livello ginecologico, urologico e sessuale. Nelle disfunzioni sessuali femminili e nella dispareunia in particolare, raramente viene considerato un possibile coinvolgimento anche di fattori intestinali, in particolare di disturbi dell’evacuazione e di iperattività del pavimento pelvico che possono alimentare sia i disturbi sessuali caratterizzati da dolore, sia la stipsi di tipo ostruttivo. La riabilitazione del pavimento pelvico e il miglioramento della funzione intestinale possono avere ripercussioni positive anche sulla sfera ginecologica e sessuale. Studi controllati sono necessari per meglio definire la percentuale di comorbilità, i meccanismi fisiopatologici condivisi e le strategie terapeutiche più efficaci. Il proctologo può offrire un eccellente contributo nell’approccio multidisciplinare alla co-morbidità tra disturbi proctologici e sessuali.
Per gentile concessione di CIC Edizioni Internazionali
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ATTENZIONE: Ogni terapia va individualizzata e monitorata in ciascuna paziente dal medico specialista esperto nel campo. Queste schede informative non possono in alcun modo sostituirsi al rapporto medico-paziente, né essere utilizzate senza esplicito parere medico
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