Sintesi dell'intervista e punti chiave
Da quali specifici fattori è provocato il disturbo? Che cosa si può fare per eliminare o almeno alleviare i sintomi? E’ vero che, oltre ai farmaci, esistono anche efficaci cure naturali? Quali stili di vita aiutano a ridurre la vulnerabilità?
In questa intervista illustriamo:
- la causa primaria del disturbo: la fluttuazione dei livelli di estrogeni e progesterone, determinata dalla mestruazione, innesca a sua volta uno squilibrio dei livelli di serotonina, il neurotrasmettitore che regola il tono dell’umore;
- come e perché l’alterazione della serotonina determina anche disturbi somatici, come il gonfiore addominale;
- la possibilità, nei casi più gravi, di ricorrere ai “regolatori della ricaptazione della serotonina” (SSRI) e in particolare alla paroxetina, un antidepressivo di ultima generazione efficacissimo nel riequilibrare l’umore anche a dosi molto basse e modulate nel corso del ciclo;
- il positivo contributo, per chi non vuole optare subito per i farmaci, di due elementi naturali: il magnesio (un oligoelemento di cui è carente ben il 20% della popolazione italiana e contenuto nella verdura e nella frutta fresche); l’agnocasto, un fitoterapico con proprietà leggermente sedative, noto sin dal Medioevo e la cui efficacia è stata testata e ribadita da recenti studi scientifici, al punto che il Ministero della Sanità tedesco ne ha approvato l’uso per le irregolarità del ciclo mestruale, la sindrome premestruale e la mastodinia;
- le specifiche indicazioni terapeutiche scaturite dalle ricerche sull’agnocasto: dosi consigliate, risultati clinici ed effetti collaterali (rari e limitati);
- cinque consigli pratici per prevenire la sindrome: dormire otto ore per notte; ridurre lo stress ridimensionando gli impegni e facendosi aiutare anche dai familiari; fare movimento fisico quotidiano; evitare i cibi in scatola, o con conservanti aggiunti (contengono aminoacidi eccitatori che favoriscono l’irritabilità); respirare lentamente e profondamente quando si sente salire la tensione;
- come i conservanti alimentari possano spiegare anche l’iperattività e i deficit di attenzione dei bambini, e vadano quindi evitati il più possibile.