Sintesi dell'intervista e punti chiave
Da poco più di un anno, però, è disponibile sul mercato un vaccino che consente di neutralizzare questi quattro ceppi, prevenendo così l’insorgere di malattie devastanti non solo dal punto di vista fisico, ma anche per il carico di sofferenza e angoscia che portano con sé. Dal momento del lancio, sono state sinora vendute 36 milioni di dosi in tutto il mondo: un numero enorme, che esprime bene l’importanza di questo farmaco, di fatto il primo vaccino al mondo contro una forma di tumore causato da una malattia sessualmente trasmessa (l’altro carcinoma prevenibile da un vaccino è quello epatico, grazie al vaccino contro l’epatite). Una situazione incoraggiante di cui si è fatto il punto a Nizza, dal 12 al 15 novembre, nel corso della International Multidisciplinary Conference on “Joining forces for cervical cancer prevention”, organizzata dalla European Research Organisation on Genital Infection and Neoplasia. In parallelo a questo evento, si è svolto un convegno dell’associazione “Women against cervical cancer”, che si propone di diffondere in tutto il mondo la cultura della prevenzione.
Il vaccino anti HPV è davvero efficace e sicuro? E’ vero che non è assolutamente pericoloso per la salute? Oltre alla vaccinazione, che cosa si può fare per una prevenzione a tutto campo?
In questa intervista illustriamo:
- come il vaccino possa essere somministrato in modalità bivalente (ceppi 16 e 18) e tetravalente (ceppi 6, 11, 16, 18), e sia esclusivamente “preventivo”, ossia efficace solo prima di un eventuale contagio;
- che cos’è la “sorveglianza post marketing”, e il ruolo ricoperto in essa da due importanti organizzazioni statunitensi: la Food and Drug Administration (FDA), ente governativo per il controllo dei farmaci, e il Center for Disease Control (CDC) di Atlanta, specializzato nel monitoraggio delle malattie infettive;
- come, sulla base dei dati raccolti a partire dal lancio commerciale, non sia stata sinora dimostrata alcuna associazione o correlazione fra la somministrazione del vaccino e l’insorgenza di malattie intercorrenti;
- perché il vaccino è assolutamente sicuro: esso non contiene parti di DNA virale, ma solo una proteina (chiamata L1) che fa parte del capsìde (la “carrozzeria” del virus). Questa proteina contiene il “numero di targa” biochimico del virus (6, 11, 16 o 18) e consente al sistema immunitario – e ai suoi anticorpi – di identificare e neutralizzare il ceppo virale nel momento stesso in cui viene a contatto con l’organismo;
- come questo meccanismo consenta al vaccino di colpire anche altri ceppi (fra cui il 31, il 33 e il 35) caratterizzati da un “numero di targa” molto simile: un fenomeno noto come “protezione incrociata”;
- l’importanza di usare comunque il profilattico in tutti i rapporti, anche dopo la vaccinazione, per proteggersi sia dai ceppi di HPV non coperti dal vaccino protegge sia dalle altre malattie sessualmente trasmesse;
- l’opportunità che anche le ragazze più giovani si sottopongano ogni anno a un controllo ginecologico completo di pap-test, per individuare tempestivamente un’eventuale infezione e curare condilomi o lesioni precancerose, causati dai Papillomavirus, che si siano già sviluppati.
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