Sintesi dell'intervista e punti chiave
Quali sono le conseguenze dell’alcol in gravidanza? Esiste una dose quotidiana al di sotto della quale non esistano rischi? Come si può capire se si sta già scivolando verso la dipendenza? Che cosa possono fare, in questo caso, i familiari?
In questa intervista illustriamo:
- come in gravidanza non esista una soglia minima al di sotto della quale si possa stare del tutto tranquilli, e come venti grammi di alcol al giorno (circa due bicchieri di vino) siano già in grado di causare la sindrome fetale alcolica (FAS, Fetal Alcohol Syndrome) e altri disturbi correlati;
- le più gravi conseguenze dell’alcol per lo sviluppo del feto, soprattutto nel primo trimestre di gestazione: malformazioni (soprattutto della testa); ritardato accrescimento intrauterino; rischio di prematurità e mortalità perinatale; ritardi cognitivi (capacità di lettura, abilità matematica, memoria a breve termine), motori (esecuzione dei movimenti fini) e comportamentali (capacità di autocontrollo e di empatia);
- l’importanza che i familiari, con garbo ma anche con fermezza, facciano riflettere la donna gravida sui molti problemi irrimediabili che l’alcol può creare al bambino, problemi completamente prevenibili purché si eviti di bere del tutto;
- la necessità, in parallelo, di capire i motivi che spingono la donna a bere – incoscienza, depressione, ansia, complessi di inferiorità – e suggerirle eventualmente un aiuto professionale (medico curante, associazioni di aiuto);
- una semplice regola per calcolare quanto alcol si introduce in funzione della quantità e del tipo di bevanda;
- che cos’è il “CAGE Test” (C: cut down; A: annoied; G: guilty, E: eye opener) per capire se si stia superando la soglia della dipendenza;
- come il lento formarsi di un rapporto routinario con l’alcol, in ogni circostanza della vita quotidiana, debba sempre costituire un campanello d’allarme che merita di essere ascoltato.