- Indice:
- Introduzione
- L'importanza di un'informazione adeguata
- Le opzioni protettive attuali
- Crioconservazione dell'embrione
- Crioconservazione di tessuto ovarico
- Trattamento con analoghi del GnRH-α
- Crioconservazione di ovociti maturi (dopo stimolazione con gonadotropine)
- Crioconservazione di ovociti immaturi dopo la maturazione in vitro (senza stimolazione con gonadotropine)
- Conclusioni
- Bibliografia essenziale
Introduzione
Nonostante ciò, le donne in età fertile trattate per tumore raramente ricevono informazioni dettagliate su:
- quanto le cure oncologiche possano ledere il loro potenziale riproduttivo;
- come preservare la fertilità prima di iniziare il trattamento oncologico.
Un’informazione appropriata è pertanto essenziale prima di iniziare la terapia.
L'importanza di un'informazione adeguata
1) suggerisce concretamente come agire con la massima probabilità di protezione della fertilità ovarica;
2) chiarisce gli spazi reali di possibile successo procreativo futuro;
3) trasmette un sostanziale e potentissimo messaggio di speranza: «Se proteggono la mia fertilità, allora è vero che potrò guarire e avere un figlio, dopo»;
4) rassicura sul fatto che la gravidanza dopo un trattamento oncologico non sembra modificare la prognosi.
Le opzioni protettive attuali
- la crioconservazione dell’embrione;
- la crioconservazione di tessuto ovarico;
- il trattamento con analoghi del GnRH-α;
- la crioconservazione di ovociti maturi;
- la crioconservazione di ovociti immaturi dopo la maturazione in vitro.
I medici e gli operatori sanitari dovrebbero conoscerle bene per mettere la donna colpita dal tumore in condizione di fare la scelta ottimale, nonostante il dramma emotivo che sta vivendo. Dramma tanto più intenso e pervasivo quanto più la donna è giovane e quanto più sono irrealizzati i suoi principali obiettivi esistenziali: completare gli studi; formare una coppia stabile; avere un figlio; realizzarsi professionalmente.
Vediamo ora in dettaglio le potenzialità e i limiti di queste opzioni.
Crioconservazione dell'embrione
I limiti della metodica sono i seguenti:
- è necessario procedere alla fecondazione in vitro prima di iniziare i trattamenti oncologici;
- occorre un partner presente e disponibile a questa scelta;
- non è praticabile nelle bambine o nelle adolescenti.
Crioconservazione di tessuto ovarico
- la velocità di programmazione e realizzazione del prelievo;
- il tempo minimo di ricovero;
- la non necessità di stimolazione ormonale;
- il numero molto maggiore di follicoli e relativi ovociti salvati, con un potenziale nettamente maggiore di fertilità, tanto maggiore quanto più giovane è la donna: dati recentissimi (Hamish et Al, 2010) indicano infatti che le donne perdono quasi il 90% degli ovuli prima dei trent’anni, e il 97% prima dei quarant’anni;
- è inoltre l’unico metodo adatto anche alle bambine prepuberi e alle adolescenti che necessitino di chemioterapia o radioterapia total body o pelvica.
I pochi limiti della tecnica sono inerenti alla necessità di ottimizzare ulteriormente il numero di ovociti vitali ottenibili per la fecondazione.
Trattamento con analoghi del GnRH-α
I dati di Oktay et Al (2007) nelle donne con tumore alla mammella ER positivi hanno mostrato una significativa capacità di questo trattamento nel ridurre l’amenorrea post-chemioterapia e l’esaurimento follicolare di cui è epifenomeno. Il trattamento può per indurre sintomi menopausali anche severi (per esempio, vampate di calore) per tutta la durata della terapia. L’esperienza è comunque preliminare e non consente pareri conclusivi.
Crioconservazione di ovociti maturi (dopo stimolazione con gonadotropine)
Con l’introduzione dell’ICSI e tecniche di congelamento più sofisticate, il tasso di gravidanze riuscite con bimbi in braccio è comunque del 2%, molto più bassa della percentuale di fecondazione in vitro (IVF) con ovociti freschi. D’altronde, la paziente oncologica in genere non riesce a fare più di una stimolazione per aumentare la maturazione ovocitaria, perché ogni ciclo richiede più settimane e la donna sente del pari l’urgenza di iniziare senza ritardi i trattamenti oncologici. Il successo del metodo dipende anche dal numero di ovociti congelati (se inferiore a 10, la probabilità di riuscita è minima).
Il centro di riferimento italiano per la crioconservazione degli ovociti è il Centro di Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita dell’Università di Bologna, presso il Policlinico S.Orsola-Malpighi, diretto dalla dottoressa Eleonora Porcu.
Crioconservazione di ovociti immaturi dopo la maturazione in vitro (senza stimolazione con gonadotropine)
La principale criticità della metodica è la scelta del tempo ottimale del prelievo. Il tasso di gravidanza in donne con ovaio policistico (e quindi con alto numero di follicoli che iniziano la maturazione spontanea) è intorno al 25-30%, ma con un elevata percentuale di aborti spontanei.
Conclusioni
Bibliografia essenziale
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