I ricercatori hanno confrontato fra loro un gruppo di donne (N=30) che hanno sviluppato la vestibolite vulvare in corso di contraccezione ormonale combinata e un gruppo di controllo (N=17), riguardo al polimorfismo del gene che codifica per il recettore androgenico (androgen receptor, AR) localizzato sul cromosoma X. In particolare, il test è stato condotto:
- sul numero di ripetizioni del trinucleotide CAG (citosina-adenina-guanina);
- sui livelli di testosterone libero.
Questi, in sintesi, i risultati:
- il numero di ripetizioni del trinucleotide CAG nel gruppo di donne affette da vestibolite vulvare è risultato significativamente più elevato che nel gruppo di controllo (22.05 ± 2.98 vs 20.61 ± 2.19; P = 0.025);
- nel sottogruppo di donne che assumevano un contraccettivo contenente drospirenone, il livello medio di testosterone libero era pari a 0.189 ± 0.115 ng/dL nel gruppo di studio (donne affette da vestibolite vulvare) e 0.127 ± 0.054 ng/dL nel gruppo di controllo (in cui tutte le donne assumevano un contraccettivo con drospirenone) (P = 0.042).
In conclusione, le donne che sviluppano una vestibolite vulvare in regime di contraccezione ormonale combinata hanno una maggiore probabilità di avere più ripetizioni del trinucleotide CAG nel recettore androgenico, rispetto a quelle che assumono lo stesso tipo di contraccettivo ma non si ammalano di vestibolite.
Questo induce a ipotizzare che il rischio di sviluppare una vestibolodinia indotta dal contraccettivo sia correlato a minori livelli di testosterone libero e a una scarsa efficienza dei recettori androgenici nelle donne che ne sono colpite.
Lo studio è molto importante perché:
1. aiuta a chiarire le ragioni per cui l’assunzione di un contraccettivo orale può aumentare la vulnerabilità alla vestibolite vulvare/vestibolodinia provocata;
2. individua con un chiaro meccanismo biologico (alterazione genetica del recettore per il testosterone) il sottogruppo di donne che può manifestare il problema, rispetto alle molte che possono usare i contraccettivi ormonali in perfetta sicurezza, anche dal punto di vista della salute vestibolare;
3. individua un meccanismo patogenetico molto plausibile: il testosterone è prezioso anche a livello genitale e non solo perché migliora la risposta sessuale. Agisce infatti sui fibroblasti, gli “operai” cellulari che costruiscono collagene, elastina e mucopolisaccaridi, ossia costituenti essenziali di mucose e sottomucose, stimolandoli a funzionare meglio. In carenza di testosterone, perché i livelli plasmatici sono più bassi e/o perché il recettore per il testosterone è difettoso, mucosa e sottomucosa diventano più sottili e fragili e più vulnerabili ai microtraumi anche da rapporto sessuale, specie se avvenuto in condizioni di scarsa lubrificazione, di secchezza e/o di ipertono del muscolo che circonda la vagina (elevatore dell’ano);
4. fa intuire che la somministrazione topica di una pomata al testosterone potrebbe ridurre questa vulnerabilità: un’ipotesi che merita di essere approfondita e testata in studi prospettici controllati;
5. non ultimo, lo studio è condotto da ricercatori molto accreditati negli USA e a livello internazionale.