E’ noto che una percezione catastrofistica del dolore può promuovere ipervigilanza e un’esperienza intensificata del dolore stesso; d’altro canto, lo sviluppo di un tratto di personalità orientato all’evitamento del danno può impedire, con il tempo, di correggere la percezione di queste esperienze negative, cristallizzando e, anzi, peggiorando sempre di più la situazione. Le donne che soffrono di vaginismo, in particolare, possono precipitare in una spirale fobica che le porta ad anticipare il dolore e ad evitarlo con sempre maggiore risolutezza. L’anticipazione del dolore, a sua volta, può dare origine a una vera e propria ideazione catastrofica del dolore stesso, con ipervigilanza rispetto a qualsiasi tipo di stimolo sessuale e la conseguente elaborazione negativa di ogni esperienza vissuta in questo ambito. Nel lungo termine, questo processo può compromettere la risposta genitale e sessuale, intensificare ulteriormente la percezione e l’evitamento del danno, e quindi, in ultima analisi, aggravare i sintomi stessi del vaginismo (una situazione descritta come “circolo vizioso del vaginismo”).
Il profilo di personalità di evitamento del danno, infatti, è caratterizzato da un’attenzione selettiva a tutte le potenziali fonti di danno, dall’amplificazione centrale di ogni minimo segnale di pericolo, da una tensione muscolare generalizzata a fronte di ogni danno reale o anticipato e persino da una differente rappresentazione, a livello cerebrale, degli organi interessati dalla reazione fobica. Il livello di catastrofismo, inoltre, varia in funzione del grado di gravità del vaginismo: al grado IV, per esempio, l’allarme neurovegetativo scatta alla sola idea dell’evento dannoso, dimostrando in questo modo la sussistenza di una relazione molto stretta fra l’elemento ideativo e la risposta neurovegetativa tipica di una fobia severa.
Lo studio è stato condotto su tre gruppi di donne:
- 35 donne affette da vaginismo cronico (età media: 28.4 anni);
- 33 donne sofferenti di dispareunia (età media: 26.7 anni);
- 54 donne senza disturbi sessuali (età media: 26.5 anni).
La percezione e l’evitamento del danno sono stati misurati rispettivamente con la Pain Catastrophizing Scale e con il Questionario Tridimensionale di Cloninger per l’analisi di personalità.
La Pain Catastrophizing Scale è un report autogestito in 13 punti che descrive i pensieri e le emozioni che si provano nel momento in cui si prova dolore. Il punteggio è tanto più alto quanto più la persona tende ad amplificare le sensazioni algiche, fa fatica a distrarre l’attenzione dal dolore e non riesce a gestirlo.
La sezione del Questionario Tridimensionale di Cloninger dedicata all’evitamento del danno include 34 punti e serve ad accertare il livello di pessimismo riguardo al futuro, l’ansia, la propensione all’evitamento, e la tendenza a sentirsi svuotati di ogni energia e capacità di resistenza nelle situazioni di pericolo.
Questi in sintesi i risultati della ricerca:
- le donne affette da vaginismo mostrano livelli significativamente più elevati di ideazione catastrofica del dolore in confronto con gli altri due gruppi;
- esse manifestano altresì un livello significativamente più alto di evitamento del danno nei confronti, in particolare, del gruppo di controllo;
- entrambe le caratteristiche, a loro volta, sembrano avere una validità predittiva della presenza di vaginismo, e tale validità è cumulativa;
- le donne afflitte da dispareunia, invece, mostrano livelli di ideazione catastrofica ed evitamento del danno simili alle donne sane, il che conferma come il “circolo vizioso del vaginismo”, e la fobia che lo sottende, rappresentino una situazione a se stante rispetto al quadro clinico definibile semplicemente in termini di dolore ai rapporti.
Lo studio, concludono gli Autori, potrà contribuire a una migliore concettualizzazione delle caratteristiche fondamentali del vaginismo e a un utilizzo ancora più mirato ed efficace delle opzioni terapeutiche già disponibili. Il catastrofismo, infatti, implica una percezione più intensa del dolore, l’impossibilità di distrarre l’attenzione da esso e un senso di profondo pessimismo riguardo alla possibilità di controllarlo. La terapia sessuologica dovrebbe quindi aiutare anche a identificare questo modo di vedere le cose, a rendersene pienamente consapevoli, e a sostituirlo a poco a poco con un approccio al dolore più realistico e costruttivo, anche attraverso l’accettazione di esperienze che possano smentire le opinioni che sostanziano il catastrofismo stesso.