Lo studio è stato condotto con un questionario validato on line su 238 donne colpite da cancro al seno. Di esse, il 44.54% aveva sviluppato un linfedema al braccio sottoposto a chirurgia ascellare.
Questi, in sintesi, i risultati:
- il peso medio alla diagnosi era di 68.55 kg per le donne senza linfedema (controlli) e di 74.43 kg per le donne con linfedema;
- il 50.9% delle donne con linfedema erano soprappeso o obeso alla diagnosi (BMI ≥25), contro il 36.4% dei controlli (p = 0.003);
- sempre alla diagnosi, il 12.12% dei controlli era classificato come obeso (BMI ≥30), contro il 20.75% delle donne con linfedema;
- rispetto ai controlli e nei mesi successivi alla diagnosi, le donne che hanno sviluppato il linfedema erano più frequentemente: 1) ulteriormente ingrassate (>5% del peso corporeo di partenza, p = 0.03), 2) sovrappeso o obese (p = 0.004); 3) più sedentarie (48.11% vs 33.33%, p = 0.042).
I fattori che favoriscono la perdita e il controllo del peso sono:
- un programma di attività fisica strutturato;
- una dieta ben determinata;
- un dietologo di riferimento.
Lo studio conferma l’importanza di agire sui fattori di rischio modificabili del linfedema e di proporre alle pazienti un programma di vita sano prima ancora dell’intervento chirurgico.
Il titolo del lavoro allude al paradosso del “comma 22”, formulato nel romanzo omonimo di Joseph Heller, pubblicato nel 1961 e ambientato nella seconda guerra mondiale: nella finzione del racconto si tratta di un’istruzione impossibile da applicare (e peraltro mai esistita nel regolamento dell’aviazione militare statunitense), ma l’espressione viene oggi utilizzata, in inglese, con il significato di circolo vizioso. Gli autori australiani alludono alla spirale perversa che sembra instaurarsi quasi automaticamente fra l’asportazione dei linfonodi ascellari e la formazione del linfedema: lo studio dimostra che esistono fattori predisponenti, come il sovrappeso, su cui si può agire per evitare che il rischio si trasformi in certezza.