Guida alla lettura
Tre esempi sono sufficienti a illustrare la novità portata da Ippocrate nella pratica medica: la riduzione dell’epilessia, da sempre considerata “male sacro” da guarire con atti di magia, alla dimensione di patologia organica, curabile allo stesso modo di tutte le altre; lo studio dell’influsso dei venti, delle acque e dei luoghi sulla salute delle singole persone, uno studio che lo condusse a concludere che la piena conoscenza di ciascun singolo caso dipende dalla conoscenza dell’insieme di queste coordinate, e che dunque, per capire la parte, bisogna capire il “tutto” cui questa appartiene; l’importanza assegnata agli stili di vita e, in particolare, all’alimentazione nella genesi delle malattie e nella guarigione.
L’opera “Epidemie” mostra in concreto la scrupolosità di Ippocrate nel descrivere in modo sistematico le varie malattie, mentre il detto che apre la raccolta degli “Aforismi” ce ne restituisce l’immagine appassionata e al tempo stesso pensosa di fronte alle immense sfide della medicina: «La vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione fuggevole, l’esperimento rischioso, il giudizio difficile».
Ma, a poco a poco, accanto ai sacerdoti di Asclepio, apparvero anche medici “laici”, che si distinguevano dai primi per una specifica preparazione. Essi esercitavano la loro arte in botteghe e in dimore fisse oppure viaggiando (medici ambulanti). Per la loro preparazione sorsero scuole, accanto ai templi di Asclepio, dove convenivano i malati ed era possibile quindi il contatto con il maggior numero e la maggior varietà di casi patologici.
Si capisce, pertanto, come il nome di Asclepiadi sia stato usato a lungo per indicare non solo i sacerdoti di Asclepio, ma anche tutti coloro che praticavano l’arte di risanare i mali che era propria del dio Asclepio, ossia tutti i medici.
Le più famose scuole mediche dell’antichità sorsero a Crotone (dove fu celebre Alcmeone, seguace della setta dei pitagorici), a Cirene, a Rodi, a Cnido e a Cos; è soprattutto qui che la medicina si elevò al più alto livello, in particolare per merito di Ippocrate che, sfruttando i risultati delle esperienze delle precedenti generazioni di medici, seppe dare alla medicina la statura di “scienza”, ossia di conoscenza perseguita con un preciso metodo.
E’ dunque chiaro che la scienza medica non nacque dalle pratiche dei sacerdoti guaritori, bensì dall’esperienza e dalle indagini dei medici delle scuole di medicina annesse ai templi, i quali, a poco a poco, presero le distanze dai primi fino a rompere decisamente tutti i legami e a definire concettualmente la propria identità specifica.
Ippocrate può essere considerato l’eroe fondatore della medicina scientifica, anche se purtroppo non possediamo molte informazioni sulla sua vita. Pare che sia vissuto nella seconda metà del V secolo e nei primi decenni del IV a.C. (qualcuno congetturalmente propone le date 460-370 a.C.). Ippocrate fu il capo della Scuola di Cos e insegnò medicina ad Atene, dove già Platone e Aristotele lo considerarono come il paradigma del grande medico. Anzi, egli divenne così famoso, che l’antichità ci ha tramandato sotto il suo nome non solo le sue opere e quelle della sua scuola, ma anche tutte le opere di medicina del V e IV secolo a.C. Nacque così quello che è oggi noto come Corpus Hippocraticum, costituito da oltre cinquanta trattati, che rappresenta la più imponente documentazione antica di carattere scientifico che ci sia pervenuta.
l libri che si possono attribuire con un certo margine di probabilità a Ippocrate, o che comunque possono ritenersi specchio del suo pensiero, sono “L’antica medicina”, una sorta di manifesto proclamante l’autonomia dell’arte medica; “Il male sacro”, una polemica contro la mentalità della medicina magico-religiosa; “Il prognostico”, ossia la scoperta della dimensione essenziale della scienza medica; “Sulle acque, sui venti e sui luoghi”, in cui si evidenziano i legami fra malattie e ambiente; le “Epidemie”, una formidabile raccolta di casi clinici; i famosi “Aforismi” e il celeberrimo “Giuramento”, cui si ispira quello moderno.
Ippocrate e la sua scuola non si limitarono a dare alla medicina lo statuto teoretico di scienza, ma giunsero a determinare con una lucidità veramente impressionante anche la statura etica del medico, l’identità morale che lo deve caratterizzare. A parte lo sfondo sociale ben visibile nel comportamento espressamente tematizzato (la scienza medica anticamente si tramandava di padre in figlio, rapporto cui Ippocrate assimila quello tra maestro e discepolo), il senso del giuramento si riassume nella semplice proposizione che, in termini moderni, potremmo esprimere così: medico, ricordati che il malato non è una cosa, o un mezzo, ma un fine, un valore, e quindi comportati di conseguenza.
Il Giuramento di Ippocrate
Biografia
Anche Dario Antiseri (1940) è filosofo e storico della filosofia. Laureato presso l’Università di Perugia, ha proseguito i suoi studi presso varie università europee sui temi legati alla logica matematica, all’epistemologia e alla filosofia del linguaggio. Nel 1968 ha iniziato ad insegnare presso l’Università “La Sapienza” di Roma e l’Università di Siena. Dal 1975 al 1986 è stato ordinario di Filosofia del linguaggio presso l’Università di Padova; dal 1986 al 2009 ha assunto la cattedra di Metodologia delle scienze sociali alla Libera Università Internazionale degli Studi Sociali “Guido Carli” di Roma (LUISS), presso cui è stato Preside della Facoltà di Scienze politiche fra il 1994 e il 1998. E’ membro dell’Advisory Board del Centro Studi e Ricerche Tocqueville-Acton. Nel febbraio del 2002 è stato insignito, insieme con Giovanni Reale, della laurea honoris causa presso l’Università Statale di Mosca.