- Indice:
- Premessa
- Quali fattori di aderenza sono legati alla malattia?
- Quali fattori di aderenza sono ricollegabili al regime terapeutico?
- Come si può migliorare l'aderenza dal punto di vista del regime terapeutico?
- Quali sono i fattori di aderenza legati al rapporto medico-paziente?
- Che cosa migliora la comunicazione medico-paziente?
- Ci sono frasi o atteggiamenti che possono aiutare il/la paziente a sentirsi capito/a nella sua difficoltà di seguire bene la terapia?
- Quali fattori di aderenza sono infine legati al contesto socioeconomico e sanitario?
- In sintesi
- Approfondimenti specialistici
Premessa
- il/la paziente;
- la malattia;
- il regime terapeutico;
- il rapporto medico-paziente;
- il contesto socioeconomico e sanitario.
Nella seconda scheda (Terapia del dolore - Seconda parte: Che cosa succede quando il/la paziente non riesce ad aderire alla terapia antalgica) abbiamo esaminato in dettaglio i fattori legati al/la paziente, con particolare attenzione alla depressione. In questa terza parte illustriamo gli altri.
Quali fattori di aderenza sono legati alla malattia?
- la presenza e la gravità di sintomi, soprattutto di tipo doloroso;
- il livello di disabilità fisica, psicologica, sociale e lavorativa causata dalla malattia;
- il tipo di decorso;
- la disponibilità di trattamenti efficaci.
Questi fattori determinano la consapevolezza dei rischi legati alla patologia. La percezione della propria vulnerabilità aumenta il grado di priorità che il soggetto attribuisce all’assunzione della terapia e, quindi, la maggiore aderenza alla stessa.
Quali fattori di aderenza sono ricollegabili al regime terapeutico?
- il numero e la frequenza delle dosi da assumere;
- la comodità e la praticità di somministrazione (orale, transdermica, rettale, ecc.);
- le dimensioni e il sapore del farmaco;
- gli orari della terapia, e la loro eventuale interferenza con la vita quotidiana;
- la durata della terapia;
- la difficoltà di approvvigionamento e/o il costo del farmaco;
- la tollerabilità del farmaco e i suoi effetti collaterali;
- gli eventuali fallimenti precedenti con terapie analoghe.
Molti studi hanno dimostrato che quanto più lo schema di terapia diviene complesso, tanto minore è l’aderenza. Per esempio, il tasso di errori nell’assunzione della terapia è pari al 15% se le dosi giornaliere sono uniche, al 25% per dosi bi- o tri-giornaliere e al 35% per posologie ancora più frequenti nel corso della giornata (Stone 1979). Va considerato, per contro, che in una terapia monodose giornaliera la dimenticanza può provocare un abbassamento dei livelli plasmatici del farmaco al di sotto della soglia minima auspicabile.
L’aderenza alle formulazioni farmacologiche orali è inferiore rispetto a quelle parenterali (14-36% vs 10-76%, Mehta 1997).
Come si può migliorare l'aderenza dal punto di vista del regime terapeutico?
- formulazioni di farmaci combinate;
- formulazioni a lento rilascio (e quindi a lunga emivita);
- l’uso di sistemi a cessione transdermica (per esempio, cerotto settimanale, come avviene per la contraccezione ormonale, con le terapie ormonali per la menopausa, con la terapia antalgica transdermica) (Graziottin 2007).
I sistemi a cessione transdermica presentano un notevole vantaggio dal punto di vista dell’aderenza proprio perché meno vulnerabili ai molti fattori soggettivi che influenzano l’assunzione per via orale.
Da tali considerazioni possiamo dedurre che il regime terapeutico favorisce l’aderenza quanto più:
- è semplificato;
- si articola nel minor numero possibile di dosi giornaliere (terapie “once a day”) o, meglio ancora, in un’unica somministrazione settimanale;
- si adatta ai ritmi e agli impegni della vita quotidiana.
Osserviamo infine – nell’illustrazione – i risultati di uno studio prospettico, in aperto, condotto nel 2001 su 821 clienti di farmacie di New York. Le motivazioni addotte dai pazienti per la non-aderenza sono quanto mai varie, ma la maggioranza (55%) afferma semplicemente di aver dimenticato di assumere il farmaco. La frequenza di somministrazione può dunque influenzare in maniera decisiva l’aderenza alla terapia.
Quali sono i fattori di aderenza legati al rapporto medico-paziente?
In sintesi, i principali fattori di aderenza legati al rapporto medico-paziente sono:
- la quantità e la qualità delle informazioni fornite;
- il coinvolgimento del paziente nel programma terapeutico;
- la qualità della relazione: linguaggio chiaro, comunicazione non verbale coerente con quella verbale, modo di ascoltare e di proporre, quantità di tempo dedicato alla visita;
- la competenza del medico;
- il tempo di attesa per la visita;
- la periodicità delle visite di controllo, la loro qualità e la possibilità di incontrare sempre lo stesso medico di riferimento.
In particolare, un linguaggio poco chiaro o un atteggiamento di scarsa considerazione della persona determinano un’aderenza più bassa. Infatti, oltre alle informazioni e alle rassicurazioni, anche la qualità della relazione in sé e l’atteggiamento del medico nei confronti del paziente hanno un impatto forte sull’aderenza e sulla persistenza: si è visto per esempio che i pazienti tendono ad assumere le terapie quando percepiscono che il terapeuta è interessato a loro come persone, e non solo da un punto di vista medico-tecnico (Murri 2000).
La stessa convinzione o meno del medico sulla reale efficacia della cura può essere commentata a livello non verbale (tono di voce, atteggiamento del volto, postura) e agire ulteriormente sulla motivazione del paziente a iniziare e/o continuare il trattamento. «Attenzione al linguaggio non verbale – avverte a questo proposito Glen Gabbard – Il paziente sorveglia sempre il suo medico!» (Psychodynamic Psychiatry in Clinical Practice, American Psychiatric Publishing, 1994).
Che cosa migliora la comunicazione medico-paziente?
- fornire informazioni che ispirino fiducia e speranza;
- utilizzare un linguaggio semplice;
- coinvolgere il paziente in modo significativo;
- limitare le istruzioni (3-4 punti principali);
- integrare le informazioni verbali con materiale scritto;
- ripetere e dunque rinforzare, al termine della visita, i concetti discussi;
- quando possibile o necessario, coinvolgere il/la partner o un familiare.
In particolare, l’aderenza è massima quanto più il medico sa far emergere:
- le esigenze del paziente nei confronti della cura del dolore;
- le sue aspettative sulle modalità di assunzione, inclusa la “comodità”;
- le paure sugli effetti collaterali;
- le ambivalenze rispetto alla terapia nel suo complesso.
Ci sono frasi o atteggiamenti che possono aiutare il/la paziente a sentirsi capito/a nella sua difficoltà di seguire bene la terapia?
Il tempo dedicato alla visita è, infine, di importanza cruciale: purtroppo tutte le ricerche indicano nel tempo uno dei fattori limitanti più forti nella comunicazione medico-paziente. Un’indagine americana effettuata tra il 1998 e il 1999 (Kravitz 2003) rivela che il 40% dei ginecologi interpellati non dedica un tempo sufficiente alle proprie pazienti, mentre nel biennio precedente questa stessa percentuale era significativamente inferiore (solo il 29%). Il 41% degli specialisti interpellati afferma inoltre di non essere in grado di assicurare ai propri pazienti la continuità di rapporto necessaria per una buona qualità della cura.
Quali fattori di aderenza sono infine legati al contesto socioeconomico e sanitario?
- la povertà;
- un basso livello di istruzione;
- la disoccupazione;
- la mancanza di un’adeguata rete di supporto sociale;
- le condizioni di vita precarie.
Altre dimensioni socioeconomiche significative nel determinare un’inadeguata assunzione di farmaci sono:
- il costo delle medicine;
- una distanza eccessiva dal centro di trattamento;
- l’alto costo e/o la scarsa disponibilità dei trasporti;
- i pregiudizi culturali riguardo la malattia e il trattamento;
- un ambiente familiare disgregato.
Infine, possono favorire la non-aderenza anche diversi fattori legati al sistema sanitario:
- scarsa preparazione dei medici nella cura delle patologie croniche;
- mancanza di formazione medica sull’aderenza e sulla sua valutazione;
- eccessivo carico di lavoro per gli operatori sanitari e mancanza di incentivi;
- inefficiente distribuzione dei farmaci;
- incapacità nello stabilire un adeguato supporto sociale.
In sintesi
- La loro conoscenza da parte sia del personale sanitario, sia dei pazienti e dei loro familiari può contribuire a:
• migliorare la comunicazione tra medico e paziente
• migliorare la comprensione del regime di trattamento
• aumentare la motivazione a seguire correttamente la terapia
• ridurre le difficoltà
• aumentare la percezione di una soddisfazione d’uso che motivi la continuazione della terapia, specie nei regimi cronici
Approfondimenti specialistici
Graziottin A.
Contraccezione ormonale. Le ragioni forti della compliance e dell'aderenza alla terapia
Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2007
Kravitz R.L. et Al.
Tracking career satisfaction and perceptions of quality among US obstetricians and gynecologists
Obstet Gynecol 2003; 102: 463-70
Mehta S. Moore R.D. Graham N.M.H.
Potential factors affecting adherence with HIV therapy
AIDS 1997; 11: 1665-70
Murri R. Antinori A. Ammassari A.
L’aderenza alla terapia antiretrovirale
Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2000
Stone G.C.
Patient compliance and the role of the expert
J Soc Issue 1979; 35: 34-59
World Health Organization (WHO)
Adherence to long-term therapies. Evidence for action
Geneva, Switzerland, 2003